La legna da ardere è il combustibile di alcune tipologie di apparecchi a biomassa, come appunto le stufe e i caminetti a legna, e come per tutti gli impianti la qualità di questo combustibile è alla base del corretto funzionamento dello stesso nel tempo e dell’efficace espulsione dei prodotti di combustione attraverso il condotto di scarico fumi. Di conseguenza, scegliere la migliore legna per stufa e camino significa evitare di incorrere in guasti o malfunzionamenti in futuro e di facilitare anche le regolari operazioni di pulizia e manutenzione della canna fumaria (scopri di più).
Non tutta la legna va bene per essere bruciata, questo è il presupposto base da cui partire. Le caratteristiche della legna da ardere sono sostanzialmente note a tutti: la legna deve essere asciutta e secca, non deve aver subito trattamenti (per esempio la legna verniciata o la legna ricoperta da resina artificiale) e non deve essere resinosa, perché la resina bruciando produce fumo e fuliggine. Inoltre, la legna da ardere per i termocamini deve essere certificata da un ente autorizzato, in modo da garantire minori emissioni. A questi requisiti abbastanza scontati si aggiungono però ulteriori parametri che devono essere valutati o comunque tenuti in considerazione nella scelta della legna da usare come combustibile.
La legna che brucia meglio è quella secca, tant’è vero che spesso prima di essere usata in camini e stufe la legna viene lasciata seccare per almeno una stagione e talvolta anche più a lungo. Per essere sicuri che la legna sia secca e asciutta si valuta il suo grado di umidità, che deve essere non superiore al 20% anche se i valori di umidità ottimali per la legna da ardere sono del 10% o del 15%. Per misurare il grado di umidità della legna esistono appositi strumenti in commercio, chiamati igrometri: consideriamo che la legna fresca appena tagliata ha mediamente un livello di umidità del 50%.
Bruciare legna troppo umida o bagnata, o addirittura legna verde, oltre a essere difficile (se non impossibile) rischia di generare molto più fumo che calore e non garantisce alcuna resa energetica. Per quanto anche la legna più essiccata non risulterà mai completamente asciutta (con 0% di umidità), dobbiamo considerare che più umidità c’è nel legno che bruciamo, maggiore sarà la dispersione di calore durante la combustione: se la legna contiene tanta acqua servirà molta più energia per trasformarla in anidride carbonica (cioè per far evaporare l’acqua), e questa energia sarà sottratta di conseguenza al processo di produzione di calore.
La distinzione tra legno dolce e legno duro è utilizzata prevalentemente nei settori della lavorazione del legno ma viene spesso adottata anche quando si tratta di legna da ardere:
In base a queste caratteristiche, utilizzare legna dolce e leggera è consigliabile quando si ha necessità di ravvivare il fuoco o accendere rapidamente il caminetto, mentre la legna dura è ideale da bruciare per mantenere a lungo il fuoco acceso.
Un’ulteriore variabile da prendere in considerazione nella scelta della legna è il tipo di legna, ovvero da quale albero proviene. Tecnicamente si parla di specie legnosa e ciò che le differenzia le une dalle altre è il potere calorifico, ovvero la quantità di calore prodotta durante la combustione, misurata in kcal al kg: mediamente, a parità di umidità (15%), la legna pesante ha un potere calorifico maggiore rispetto alla legna leggera.
La legna con potere calorifico alto è quella di:
La legna con basso potere calorifico proviene invece da:
Di conseguenza, bruciando legna con alto potere calorifico avremo una resa energetica maggiore dal combustibile legnoso utilizzato per la stufa o il caminetto.
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Giovedì 07 Aprile 2022
Mercoledì 15 Dicembre 2021
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